
Canottaggio e disabilità, un’occasione di inclusione e sviluppo. Ne parleremo mercoledì 12 aprile alle 21.15 con Neil MacLeod, Responsabile Sviluppo Pararowing della Federazione Italiana Canottaggio, durante l’incontro online organizzato dalla FIC con la collaborazione dell’ANAC, rivolto agli allenatori e ai dirigenti societari.
Avvocato specializzato in diritto del lavoro e dello sport, MacLeod è tra i maggiori esperti italiani nel campo che unisce sport e disabilità: si deve, infatti, a Neil il riconoscimento della disciplina del Paratriathlon (adattamento del triathlon per atleti disabili) da parte di CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e FISDIR (Federazione Italiana Sport paralimpici degli intellettivo relazionali). Non solo: MacLeod ha collaborato ai dossier di inclusione del Paratriathlon nel programma dei Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 e Parigi 2024.
«Da due anni collaboro con Federcanottaggio con l’obiettivo di allargare la base di persone disabili che praticano il canottaggio», spiega MacLeod all’ANAC. «L’obiettivo è rendere questa disciplina attrattiva a prescindere da risultato cui si punta. Per questo, credo sia importante l’incontro di mercoledì con i tecnici. Il settore pararowing può aprire opportunità notevoli per le società di canottaggio anche se, certo, ci sono problematiche da affrontare come l’accessibilità degli spazi e la gestione degli atleti. La Federazione vuole dare un supporto diretto alle società che si aprono alle persone con disabilità. L’obiettivo è creare una sinergia che metta in stretta connessione circoli di canottaggio e FIC».
«Nel mondo del canottaggio c’è un problema: non riusciamo a far incontrare la domanda (cioè le persone che vogliono praticare questo sport) con l’offerta (le società di canottaggio). Inoltre, manca il divertimento di base, di chi, cioè, pratica per il puro gusto di fare sport: la persona con disabilità che entra nel mondo del canottaggio viene catapultata nell’attività di alto livello e deve confrontarsi con la mancanza di spazi adatti, barriere architettoniche e di allenatori dedicati. Nel mondo del triathlon, invece, siamo partiti da zero e siamo arrivati a vincere 5 medaglie alle Paralimpiadi. Oggi siamo la Federazione più virtuosa a livello internazionale, con 120 atleti».
Secondo MacLeod, il canottaggio italiano ha difficoltà ad aprirsi al mondo della disabilità non tanto per la mancanza di competenze, quanto «perché molte cose non si sanno: servono lavoro pratico e scambio di esperienze che permettano di affrontare problematiche analoghe alle società sul territorio nazionale».
Infine, uno sguardo al tema più caldo, quello finanziario, che aprirebbe le porte all’eliminazione delle barriere architettoniche e alla creazione di spazi ad hoc per chi ha una disabilità e vuole fare canottaggio. «I finanziamenti ci sarebbero, ma servono progetti che stanno in piedi, con risorse che permettano al progetto di ripagarsi da solo. Insomma, bisogna fare impresa sportiva, autosostenibile. Il mondo pararowing ha potenzialità inespresse enormi e può essere alimentato dalla sua valenza sociale».
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