Atleti di canottaggio guariti dal covid: cambiano le regole per la visita medico sportiva (obbligatoria) e il ritorno alle gare. Ecco il nuovo protocollo

canottaggio visita medico sportiva

Ci si può allenare dopo essere guariti dal covid? Sì, ma dopo un’accurata visita medica necessaria per verificare la totale guarigione e per ottenere il certificato di idoneità agonistica denominato “Return to play”. Si tratta di un passo obbligatorio che riguarda decine, se non centinaia di atleti del canottaggio, considerata la vasta incidenza della variante Omicron sul territorio nazionale (e non solo).

Nel protocollo sono indicate le visite mediche da fare

Quello che potrebbe sembrare uno scrupolo eccessivo è, in realtà, una posizione fondata, che si basa sugli studi scientifici fatti sulle conseguenze che – in alcuni casi – il covid lascia nell’organismo del paziente guarito. Per questo esiste un preciso protocollo medico da seguire e che, però, dal 18 gennaio 2022, è stato aggiornato rispetto a quello applicato finora: il Ministero della Salute ha approvato, infatti, il NUOVO PROTOCOLLO della Federazione Medico Sportiva Italiana rivolto agli atleti che sono stati contagiati da Covid. Nel documento sono indicati i nuovi tempi da rispettare per la visita e gli esami medici da fare in base alla gravità della malattia e all’età dell’atleta: una volta ottenuto l’esito, viene rilasciata una certificazione idonea alla ripresa dell’attività agonistica o l’indicazione a effettuare ulteriori accertamenti.

Tempi e procedura per atleti categoria A1 cioè asintomatici, paucisintomatici o guariti da malattia lieve

Il protocollo appena aggiornato e approvato dal Ministero della Salute porta con sé importanti novità che riguardano i tempi da rispettare per sottoporsi alla visita medico sportiva e per ottenere quindi il certificato di “Return to play”. L’aggiornamento si riferisce, in particolare, agli atleti del gruppo A1 (secondo la classificazione che potete leggere nel protocollo), cioè chi abbia avuto “un’infezione asintomatica o paucisintomatica o malattia lieve e che comunque non sia ricorso a ricovero ospedaliero e/o terapie antibiotiche, cortisoniche o epariniche a causa di infezione da SARS-CoV-2″. In estrema sintesi, questi atleti non devono più aspettare 30 giorni dalla guarigione per potersi sottoporre alla visita medico agonistica: adesso, bastano 7 giorni per atleti con meno di 40 anni senza patologie partiolari, mentre chi ne ha più di 40 deve attendere 14 giorni.

Ecco nel dettaglio cosa dice il protocollo per gli atleti della categoria A1

Nel gruppo A1, è necessaria la valutazione dell’atleta in relazione all’età (atleti sotto i 40 anni oppure sopra i 40 anni compiuti), alla presenza o meno di patologie individuate come fattori di rischio cardiovascolare (ad esempio diabete, ipertensione, ipercolesterolemia), allo status vaccinale. Per tali atleti è necessario, oltre alla visita medica effettuata dallo specialista in Medicina dello Sport, un approfondimento con i seguenti esami diagnostici:

  • 1. ECG basale;
  • 2. Test da sforzo con monitoraggio elettrocardiografico continuo (anche con step-test) sino al raggiungimento almeno dell’85% della FC max, per gli atleti sotto i 40 anni e con anamnesi negativa per patologie individuate come fattori di rischio cardiovascolare; oppure Test ergometrico incrementale massimale con monitoraggio elettrocardiografico, per gli atleti soprai 40 anni e/o per gli atleti con anamnesi positiva per patologie individuate come fattori di rischio cardiovascolare.

Questi esami vanno eseguiti:

  • non prima che siano trascorsi 7 giorni dall’avvenuta guarigione da SARS-CoV-2 accertata secondo la normativa vigente per gli atleti sotto i 40 anni, con anamnesi negativa per patologie individuate come fattori di rischio cardiovascolare e che abbiano ricevuto la dose booster, ovvero abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, ovvero siano guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti;
  • non prima che siano trascorsi 14 giorni per gli atleti sopra i 40 anni, per gli atleti con anamnesi positiva per patologie individuate come fattori di rischio cardiovascolare e per gli atleti che non abbiano ricevuto la dose booster, ovvero non abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, ovvero non siano guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti.

Acquisita l’idoneità o l’attestazione di “Ritorno all’attività”, l’atleta potrà riprendere gradualmente gliallenamenti e/o l’attività, sotto l’attento controllo del Medico sociale e/o del Responsabile sanitario della società sportiva.

Atleti professionisti e di interesse nazionale e internazionale: gli esami da fare

Per gli atleti professionisti e gli atleti d’interesse nazionale e internazionale appartenenti al gruppo A1 sono obbligatori i seguenti approfondimenti diagnostici:

  1. ECG basale;
  2. Test ergometrico incrementale massimale con monitoraggio elettrocardiografico;
  3. Ecocardiogramma Color Doppler. I summenzionati esami possono essere eseguiti immediatamente a seguire l’avvenuta guarigione da SARS-CoV-2 accertata secondo la normativa vigente.

Se un atleta dilettante intenda, per motivi agonistici di livello nazionale o internazionale, ridurre il
periodo tra la guarigione e l’esecuzione degli esami, potrà adottare il protocollo valevole per i professionisti.

Per le altre cateogorie di atleti, cioè A2 (malattia moderata o ricoverati o curati con terapie antibiotiche, cortisoniche o epariniche) e A3 (malattia severa o malattia critica) il tempo minimo per potersi sottoporre alla visita medico-sportiva è di 30 giorni. Per sapere i dettagli, leggi il protocollo.

Il Covid-19 può lasciare segni sulle persone guarite: ecco quali

Dunque, perché tanta attenzione verso lo stato di salute di chi apparentemente è guarito dal Covid? Come dicevamo, la risposta arriva dai numerosi studi scientifici italiani e stranieri che hanno evidenziato come questa malattia possa intaccare uno o più organi del corpo umano, lasciando – in alcuni casi – strascichi più o meno gravi e per un periodo variabile. Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto sulla popolazione britannica, un malato ogni dieci presenta disturbi anche a distanza di tre mesi dalla fine della fase acuta. Uno studio del King’s college di Londra, fatto su quattro milioni di persone, ha mostrato che sessantamila di loro hanno riportato alcuni disturbi per più di tre mesi dopo la fine della fase acuta. Sempre secondo lo studio britannico, ecco le conseguenze più frequenti su chi ha avuto il covid.

  • stanchezza cronica
  • senso di costrizione toracica
  • stati di confusione mentale
  • problemi gastrointestinali
  • dolori articolari
  • mal di testa e vertigini
  • insonnia
  • problemi cardiaci e diabetologici
  • danni ai polmoni, al cuore e ad altri organi interni

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