Canottaggio e disabilità, Paolo Ramoni: «Nel nostro sport commettiamo due errori e riguardano gli allenatori»

Oggi, 3 dicembre, è la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. L’ha istituita l’Onu per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del diritto universale di chi ha una disabilità fisica o intellettiva a prendere parte attivamente a ogni ambito della vita sociale. L’obiettivo è stimolare il dibattito e il confronto per formare una società equa e inclusiva.

Lo sport può fare tanto per rendere il mondo, e il nostro Paese, aperto e accessibile alle persone con disabilità. Lo dimostra il canottaggio, dove il settore pararowing e Special Olympics hanno uno spazio sempre più importante nel panorama nazionale. Merito dell’impegno delle società italiane, che si sono aperte e si stanno aprendo a un mondo lasciato in disparte per troppo tempo.

Paolo Ramoni.

Speciali Olympics e pararowing: il mondo sta cambiando

Tra gli autori della “rivoluzione” in atto, partita in Italia nei primi anni Duemila, Paolo Ramoni, allenatore alla Tevere Remo e responsabile del settore Special Olympics per la Federazione Italiana Canottaggio. «Oggi c’è maggiore attenzione verso il mondo della disabilità: basti vedere i tanti progetti e i fondi che vengono stanziati», spiega all’ANAC. «Cinquant’anni fa chi aveva un disabile in casa non lo faceva uscire perché magari se ne vergognava. Poi, però, siamo passati alla promozione di attività per persone con disabilità, ora si parla di inclusione e di fare insieme anche Olimpiadi e Paralimpiadi. Insomma, negli anni si è assistito a un’evoluzione della società».

Ramoni: «Una società di canottaggio moderna deve aprirsi a tutti»

«Anche i club di canottaggio devono aprirsi», continua Ramoni. «Una società moderna e modello deve aprirsi a tutte le componenti dello sport, dall’agonismo ai Master, passando per i disabili. La cosa positiva è che la Federcanottaggio ha pensato a formare allenatori specializzati nell’ambito della disabilità, predisponendo un corso ad hoc (che sarà fatto nel 2022, ndr). L’errore, nell’attuale concezione del corso, è aver ristretto la platea ai soli tecnici di secondo livello: per allargare la base bisogna partire dal basso, non dobbiamo lasciare fuori gli allenatori di primo livello che vogliono specializzarsi. Un altro errore è che un allenatore di secondo livello non può doversi occupare di tutto all’interno di una società, dagli agonisti ai master passando per i disabili. Ecco che potrebbero entrare in gioco, a supporto dei secondo livello, gli allenatori di primo livello: magari ci sono tecnici che non fanno attività ma possono ritagliarsi uno spazio e fare esperienza creando nuove attività. In sintesi, in relazione a questo corso, ci vogliono meno restrizioni».

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